I ragazzi stanno bene

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Titolo originale: The Kids Are All Right. Regia: Lisa Cholodenko. Sceneggiatura: Lisa Cholodenko, Stuart Clumberg. Fotografia: Igor Jadue-Lillo. Montaggio: Jeffrey M. Werner. Musica: Carter Burwell. Scenografia: Julie Berghoff. Costumi: Marie Claire Hannan. Interpreti: Julianne Moore (Jules), Annette Benning (Nic), Mark Ruffalo (Paul), Mia Wasikowska (Joni), Josh Hutcherson (Laser). Origine: Usa, 2010. Durata: 106’.

 

È divertente e al contempo saggia la commedia di Lisa Cholodenko in cui un solido matrimonio tra due donne, Jules e Nic, viene messo a repentaglio quando i due figli adolescenti della coppia, Joni (in onore di Joni Mitchell) e Laser decidono di ritrovare il padre biologico mai conosciuto contattando la banca del seme. L’incontro con il ruspante e macho Paul, che gestisce un ristorante biologico e non ha mai messo la testa a posto, passando disinvoltamente da una storia all’altra, sconvolge gli equilibri lungamente costruiti e rimescola le carte, ma è l’Amore con la maiuscola a prevalere dopo una bella e sana crisi, con tanto di letti separati, musi lunghi e sfuriate.

Ha impiegato cinque anni la regista Lisa Cholodenko (High art e Laurel Canyon) per scrivere insieme a Stuart Blumberg questa bella sceneggiatura in parte autobiografica, storia di due mamme che hanno saputo dar vita a una famiglia alternativa ma del tutto tradizionale e funzionante. Lisa Cholodenko giura di provare empatia per tutti i personaggi, compreso il papà biologico che segue una sua traiettoria parallela e grazie a questa vicenda cresce e capisce di voler cambiare rotta. Film di scrittura, I ragazzi stanno bene, ma soprattutto film di attori, anzi di attrici. Con le due dive Julianne Moore e Annette Bening in stato di grazia. Bravissime a descrivere la quotidianità domestica, i nervosismi, la divisione dei ruoli: Jules ha lasciato il lavoro per fare la mamma a tempo pieno, con inevitabile corredo di frustrazioni specie ora che sua figlia sta per andare al college e anche il maschio cresce a vista d’occhio, mentre Nic si è dedicata alla carriera e lo dimostra con quel suo atteggiamento un po’ rigido e maschile, piuttosto sbrigativo. Una famiglia nella norma, mediamente serena, insomma, dove ci si ritrova a cena, con abitudini e chiacchiere, lessico familiare, e dove il sesso è oramai un po’ ripetitivo, tra vibratori e filmetti porno gay, ma anche allegro, affettuoso e solare. La trasgressione, per una volta, è rappresentata dalla scappatella eterosessuale di Jules. Il bello del film, che ha vinto un Teddy Bear (il premio collaterale per il miglior film che affronta tematiche omosessuali) alla Berlinale dell’anno scorso, è proprio la naturalezza che trasmette rispetto a un modello familiare che in Italia è ancora tabù ma che negli Stati Uniti, e a maggior ragione nella California “liberaI”, non sorprende né scandalizza più nessuno. Vedremo se anche da noi saprà andare oltre il pubblico di nicchia e conquistare una platea più allargata, anche se non ecumenica, magari suscitando qualche riflessione tra una risata e l’altra.

Approfondimento storico