Viva l'Italia

10-11_1Regia: Roberto Rossellini. Soggetto: Sergio Amidei, Luigi Chiarini, Carlo Alianello. Sceneggiatura: Diego Fabbri, Antonio Petrucci, Antonello Trombadori, S. Amidi, R. Rossellini. Fotografia: Luciano Trasatti. Scenografia: Gepy Mariani. Musica: Renzo Rossellini.Montaggio: Roberto Cinquini. Interpreti: Renzo Ricci, Paolo Stoppa, Franco Interlenghi, Giovanna Ralli, Tina Louise, Sergio Fantoni. Produzione: Tempo, Galatea, Zebra Film. Durata: 123. Origine: Italia, 1960.

 

 

Sicilia, 1860. Garibaldi sbarca a Marsala e a Calatafimi sconfigge l'esercito borbonico. Con il sostegno della popolazione locale i garibaldini superano lo stretto e avanzano verso Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie. Sul Volturno Garibaldi infligge alle forze regie la sconfitta definitiva. A questo punto i suoi uomini vorrebbero dirigersi verso Roma, ma Garibaldi sa che bisogna scendere a patti con Vittorio Emanuele II. A Teano i due si incontrano e Garibaldi consegna nelle mani del sovrano i frutti del suo operato.

 

 Intento esplicito di Rossellini è quello di capovolgere la genesi celebrativa del film (Viva l'Italia venne concepito come pellicola commemorativa del centenario della spedizione dei Mille). In altre parole il regista intende contrapporre alla retorica agiografica con cui tradizionalmente la cultura italiana aveva trattato il tema del Risorgimento (esaltazione del ruolo eroico dei grandi personaggi storici), ingessandolo in una dimensione epico-mitologica, una ricostruzione in termini di rigorosa oggettività didascalico-divulgativa (il più possibile fedele alla verità storica), dove la Storia perde il suo alone di solennità per farsi cronaca realistica a partire dall'osservazione del particolare e del quotidiano. Rossellini cerca di approdare al grande affresco storico frequentando più la cronaca che la Storia o, per meglio dire, mostrando come attraverso la cronaca si arrivi alla Storia.

Il Garibaldi acciaccato che fatica a montare a cavallo, il sovrano Vittorio Emanuele II che parla con un forte accento piemontese, il generale Landi che presentisce con rassegnazione la sconfitta, re Ferdinando II che lascia mestamente la sua reggia vogliono disegnare dei ritratti antieroici che evidenziano il lato umano di questi monumenti storici; i soldati che mangiano tra i boschetti, i frati francescani che portano il fucile, le immagini concitate di battaglia nelle quali si affrontano anonimi combattenti contribuiscono a dare pari dignità, rispetto a coloro che la Storia la fanno, anche a quelli che la Storia la vivono e che non avranno nomi sulle lapidi celebrative.

La maggior parte dei critici concordano nell'osservare come Rossellini non sia riuscito (o non sia riuscito del tutto) ad essere fedele alle intenzioni che si era proposto, assumendo di frequente proprio quel tono celebrativo che si era ripromesso di evitare ed allontanandosi pure dal proclamato intendimento di assoluto rispetto del puro dato storico. Si dice che troppi abbiano messo le mani nella sceneggiatura e che tra questi ci fosse chi volesse attualizzare in chiave contemporanea la Storia, contrapponendo così una finalità pedagogico-didascalica (il film sostiene una tesi, una visione parziale della realtà che deve essere assimilata dallo spettatore) all'originario proponimento di distaccata oggettività (il film deve esclusivamente esporre ed illustrare dei fatti senza influenzare il giudizio dello spettatore).

Viva l'Italia risente indubbiamente della mancanza di omogeneità del progetto che sostiene il film e questo si riversa in una certa discontinuità, dove a momenti di spoglia e incisiva concretezza narrativa e descrittiva (il sacrificio di Rosa, la battaglia del Volturno mostrata come una scampagnata, la presa di Palermo) si succedono sequenze nelle quali il regista fatica a sfuggire ad un'impostazione troppo convenzionale e solenne, che sembra mutuata dall'iconografia ufficiale sull'argomento (pittura, stampe d'epoca, ecc..), finendo prigioniero del suo stesso intendimento di essere puro illustratore di fatti (e non commentatore).

 

Fonti:

www.pacioli.net

Gianni Rondolino, Roberto Rossellini, Il Castoro

Approfondimento storico