USA vs John Lennon

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Titolo originale: The U.S. vs. John Lennon. Regia: David Leaf, John Scheinfeld. Interpreti: John Lennon, Yoko Ono. Durata: 99 minuti. Origine: Usa, 2006.

 

Il titolo sembra, ma non è enfatico. Dalla fine degli anni '60, con l'aiuto dell'FBI, il presidente repubblicano Richard Nixon e i suoi più stretti collaboratori lo considerano una pericolosa calamita del voto giovanile nelle elezioni del 1972. Come tale lo trattano, cercando con ogni mezzo di diffamarlo e di espellerlo. Arricchito da materiali inediti provenienti dall'archivio privato di Yoko Ono, il documentario è intanto un appassionato ritratto ritratto biografico del cantante e chitarrista inglese J. Lennon (1940/8-12-1980), dall'infanzia già ribelle fino alla morte violenta. Concentrato nel decennio 1966-76, è poi una testimonianza su un periodo della storia interna degli USA che dà voce e immagini “all’America non integrata, alla volontà di antagonismo di chi non si riconosceva nell'amministrazione (prima di Johnson, poi di Nixon) impegnata a giustificare la propria presenza in Vietnam e il proprio interventismo guerrafondaio” (F. Pedroni). La struttura del film è tipica del documentario made in USA: materiale d'archivio montato con interviste. Vi prendono la parola gli attivisti radicali Angela Davis e Bobby Seale, i giornalisti Walter Cronkite e Carl Bernstein (quello del Watergate), il reduce pacifista Ron Kovic (Nato il 4 luglio), gli scrittori Gore Vidal e Noam Chomsky, i politici George McGovern, tre volte candidato democratico sconfitto alla presidenza, il governatore dello Stato di New York Mario Cuomo, funzionari dell'amministrazione Nixon e il ringhioso Edgar  G. Hoover, potente capo dell'FBI. Su tutti svetta il carisma di Lennon con le sue canzoni e l'accanita battaglia pacifista non violenta: Give Peace a Chance.

Un documentario che è insieme inchiesta giornalistica e ricostruzione storica. E se la prima ricostruisce passo dopo passo, grazie anche alla testimonianza dell’avvocato difensore Leon Wildes, la lotta durata cinque anni per evitare a John Lennon il processo di espulsione e fargli avere la Green Card, portando alla luce le tante contraddizioni e idiosincrasie della giustizia statunitense, è la ricostruzione storica di quegli anni a lasciare maggiormente il segno. E non solo per i filmati mai visti in questa ampiezza della luna di miele musical- pacifista di Lennon e moglie. O per la straordinaria efficacia della sua dialettica nel difendere i meriti e farsi carico dei limiti delle sue canzoni e dei loro messaggi. L’effetto emotivamente più forte il film lo raggiunge quando sa trasmettere, attraverso le immagini e le canzoni, la forza di un movimento che ha saputo intrecciare spirito libertario e contestazione politica, aspirazioni utopiche e rivendicazioni personali, guerra e sesso, musica e rabbia. C’è una differenza abissale con l’evoluzione che prenderà la contestazione politica in Europa e soprattutto in Italia e questo film, con la sua passione e il suo rifiuto di ogni ideologia, riesce a spiegarlo meglio di tanti saggi. Come sa fare perfettamente la parte finale del film, quando rivediamo la veglia funebre che si tenne a Central Park per onorare John Lennon, da poco assassinato sotto casa da uno squilibrato: quei volti dolenti e rigati dalle lacrime sono il ritratto perfetto di una generazione i cui sogni si sono rivelati troppo fragili per non accusare i contraccolpi del potere ma le cui idee si sono dimostrate sufficientemente ostinate per riuscire a crescere in molti altri cuori.

Approfondimento storico